Dove va l’editoria ?

In un celebre passo di Notre Dame de Paris di Victor Hugo, l’abate Frollo con un libro in mano e guardando la cattedrale, dice: “questo uccidera quella”. Cioè: finchè la conoscenza era stata relegata a pochi libri scritti a mano e custoditi nelle biblioteche e nei conventi, lo strumento per raccontare alla gente la religione era la cattedrale, che traduceva i contenuti dei testi in rappresentazioni visive negli affreschi, nelle vetrate policrome e nelle statue. Quando il libro fosse stato alla portata di tutti, quel mezzo di comunicazione sarebbe stato obsoleto, e sarebbe scomparso. Per gli scrittori è facile essere profeti quando raccontano storie ambientate nel passato, e comunque la profezia si è avverata solo in parte. E’ vero che la stagione delle grandi cattedrali gotiche si è ridimensionata, ma le chiese non sono scomparse, e anche se molti di noi hanno in casa bibbia e vangelo, più spesso quello che sappiamo del contenuto di quei due libri lo abbiamo appreso durante la messa e al catechismo.

Oggi si sta realizzando un’altra “rivoluzione” che potenzialmente potrebbe essere altrettanto rilevante dell’invenzione di Gutemberg, con la diffusione del libro digitale. E infatti divampa la discussione: il libro di carta scomparirà soppiantato dall’ebook ? Oppure sarà un fuoco di paglia ? O ancora i due mezzi troveranno un equilibrio e una coesistenza ?

Chi sostiene che il libro di carta non scomparirà mai perché l’esperienza tattile della pagina è insostituibile, credo che prenda un abbaglio. L’ebook è un fatto recente. L’esperienza della lettura digitale per me è cominciata da 2 o 3 anni, mentre ho sempre letto libri di carta. Per me sì che l’esperienza cartacea è insostituibile, e anche se leggerò sempre più ebooks mi resterà il desiderio di sfogliare qualche pagina vera. Ma per un ragazzo della generazione dopo la mia, il cosiddetto “nativo digitale” sarà così ? Probabilmente no. Il fascino della carta è dato dall’abitudine. Io sono cresciuto in campagna, e penso con nostalgia ai giochi che da bambino facevo nei campi, ai bagni nei maceri, alla pesca nei fossi. I ragazzi di oggi non l’hanno mai provato, e non potranno averne nostalgia.

Il punto secondo me è piuttosto un altro. Perchè un certo settore della cultura esista e sopravviva è fondamentale l’aspetto economico. Se qualcuno continuerà a comprare libri, i libri continueranno ad esistere. Altrimenti scompariranno. Nessuno compra più le musicassette, e le musicassette sono scomparse. Solo pochi amatori comprano ancora dischi in vinile, che sono quasi scomparsi ( anche se di tanto in tanto rifanno capolino nelle mode vintage ).

La domanda quindi è: qualcuno continuerà a comprare libri ? Per “qualcuno” intendo ovviamente un numero considerevole di persone, capace di mantenere in vita un segmento di mercato. E la questione secondo me non ha a che fare solo con il mezzo di lettura cartaceo o digitale, è un po’ più complessa.

In un articolo pubblicato sul suo sito, il fumettista Gabriele Gamberini esamina la situazione in modo molto preciso nello specifico dei fumetti. Quello che dice è in sostanza che tutto ciò che è digitale passa per internet, e internet è un mondo in cui, nella percezione comune e in parte anche nella realtà, tutto è gratis. Un po’ la diffusione di infoprodotti gratuiti ( di cui la rete è stracolma ), e un po’ la pirateria di massa hanno creato questa “forma mentis”, per cui sarà sempre meno la gente disposta a pagare per un prodotto digitale. Giustamente Gamberini porta l’esempio del mercato discografico, distrutto da internet. In realtà i cantanti continuano a scrivere canzoni e a fare dischi, ma non è più la vendita del disco a fare il loro guadagno. Al punto che spesso sono loro per primi a mettere le canzoni in rete gratuitamente scaricabili. Il guadagno viene dai concerti, e dai diritti d’autore percepiti per i passaggi delle canzoni alla radio, in tv o nelle discoteche.

Se, come credo, questo vale anche per gli scrittori, ci possiamo aspettare la stessa cosa. L’ebook si diffonderà, ma non farà il guadagno né degli autori né degli editori. Quindi gli scrittori e i fumettisti dovranno trovare strade alternative per monetizzare. In parte lo stanno già facendo. Rai tre lancia il suo “X factor” degli scrittori. Vuol dire che lo scrittore deve diventare personaggio mediatico. Il suo successo deriverà più dalla sua popolarità di personaggio che dai contenuti del suo libro. E allora non avrà più troppo senso discutere di libri, o di fumetti, o di films, o di dischi. Tutto si fonderà ( anche perchè il mezzo digitale permette tutte le possibili contaminazioni di generi ), e avremo a che fare con la generica “opera multimediale”. Ma quest’opera sarà in definitiva solo l’appendice dell’autore. Scrittori, musicisti, fumettisti, o quant’altro, non fa differenza. L’importante è che siano popolari, onnipresenti sui social networks, in televisione e sul web. Insomma il libro del futuro non sarà l’ebook, sarà il suo autore in quanto personaggio del circo mediatico.

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