La crisi nel settore degli immobili da reddito

La scelta di molti proprietari di immobili, che si stanno arrendendo (per così dire) al calo delle quotazioni ormai congiunturale e finiscono con l’accettare il prezzo proposto, per quanto lontano dalle aspettative iniziali, sta divenendo cosa consueta e dilagante.

Secondo Nomisma, questo porterà i valori finali del 2014 a quota 430mila vendite, vale a dire almeno il 7% in più rispetto allo scorso anno.

E per chi invece vuol far fruttare i propri immobili a reddito?

La più grossa preoccupazione, in questo momento, si chiama “Imu”, cioè l’imposta unica municipale che colpisce i proprietari di abitazioni.

Se, fino allo scorso anno, a pagare la tassa erano obbligati tutti i possessori di immobili, nel 2014 è stata introdotta la Tasi che ha cambiato un po’ le cose.


Oggi, infatti, deve versare il contributo Imu solo chi è proprietario di immobili diversi dall’abitazione principale, come seconde case, case sfitte o affittate, negozi, uffici, capannoni, aree edificabili, garage, o chi ha la fortuna e il privilegio di risiedere in una casa di lusso, secondo quanto censito nelle categorie catastali A1, A8 e A9.

Mentre invece la Tasi, vale a dire il “tributo comunale per i Servizi Indivisibili” erogati (come ad esempio illuminazione, cura del verde o pulizia stradale) va pagata da tutti, compresi anche gli eventuali inquilini locatari, in percentuale fissata dal Comune (prevista in una quota variabile tra il 10 e il 30%).

Lo scorso anno, l’Imu è costata in totale ai contribuenti 19,986 miliardi di euro; secondo le previsioni, il gettito totale di questo 2014 dovrebbe raggiungere quota 19,312 miliardi, con un esborso inferiore di 674 milioni (pari a un risparmio del 3,4%).

Questo non significa che l’Imu sia diminuita, anzi: per i proprietari di immobili spesso aumenta, o nella migliore delle ipotesi resta uguale al 2013. Ma, come detto, dal calcolo va sottratta quella confluita nelle casse statali dai pagamenti sulla prima casa.

Allo stato attuale, questa è la situazione che si è definita in alcune città italiane per il pagamento dell’Imu 2014. A Napoli, la giunta De Magistris ha scelto di fissare le aliquote al 6 per mille per le abitazioni principali di lusso (con detrazione di 200 euro) e all’1,06% sugli altri immobili; aliquota all’8 per mille invece per le case date in affitto a canone concordato, e al 6,6 per mille per quelle locate a giovani coppie. A Genova, la decisione è 0,58% per le prime case di lusso, 0,96% per negozi e laboratori utilizzati direttamente dal proprietario, 10,6 per gli altri immobili. A Bari, invece, il Comune ha confermato le aliquote 2013, pari allo 1,06% con una serie di agevolazioni. Restando in Puglia, a Lecce le aliquote restano allo 0,4% sulle abitazioni principali, con detrazione di 200 euro, e 1,06% per gli altri immobili.

A Parma, infine, le abitazioni di lusso avranno un’aliquota Imu del 6 per mille, mentre per gli altri immobili è all’1,06% con una serie di eccezioni.

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