Da molti anni, quando una coppia divorzia, la giustizia riconosce un assegno a quello dei due coniugi che risulta essere economicamente più debole.
La legge, però, in merito a questo aspetto sta cambiando. Infatti fino a oggi l’assegno era volto a garantire al coniuge meno forte di poter mantenere lo stile di vita che aveva durante il matrimonio.
Questo è proprio l’aspetto che subirà maggiori variazioni. La Cassazione e la Corte Suprema hanno, infatti, specificato che tale assegno ha un carattere “assistenziale” e punta quindi a garantire l’autosufficienza del coniuge richiedente.
Questo deriva dal fatto che si riflette ora sul fatto che il divorzio estingue completamente il legame esistente e quindi non avrebbe senso mantenere uno stile di vita legato a quello precedente, dal momento che il matrimonio non esiste più. Questo perché con la sentenza di divorzio si estingue il matrimonio non solo sul piano personale, ma anche su quello economico-patrimoniale.
Perciò l’assegno di mantenimento non si deve basare sul tenore di vita della coppia, ma sulla reale condizione patrimoniale del partner più debole.
E’ facile capire come questa sia una delle questioni più delicate del divorzio e per questo solitamente ci si affida a studi legali o ad avvocati specializzati nel divorzio come lo studio veronese Lawlab visitabile al sito web http://lawlab.it/ dove potrete trovare molte informazioni utili.
La valutazione dell’assegno divorzile viene fatta dal giudice che deve tenere conto di alcuni parametri, prima di decidere.
Per prima cosa deve verificare l’autoresponsabilità economica dei singoli coniugi e deve verificare se il coniuge richiedente ha diritto all’assegno sulla base degli indici previsti dalla legge. In secondo luogo deve valutare tutti gli elementi previsti dalla legge (per esempio motivi del divorzio, condizioni dei coniugi…) e tenere conto anche della durata del matrimonio prima di decidere per l’emissione dell’assegno.
La proposta di legge che si sta valutando prevede alcune variazioni e in particolare cita: “Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale dispone l’attribuzione di un assegno a favore di un coniuge, destinato a compensare, per quanto possibile, la disparità che lo scioglimento o la cessazione degli effetti del matrimonio crea nelle condizioni di vita dei coniugi”. La nuova norma prosegue poi dicendo che ciò che i coniugi hanno fatto durante il periodo della durata dell’unione influisce solo nella quantificazione dell’assegno e non sulla decisione di assegnarlo o meno. Per questa decisione il giudice deve tenere solo conto dell’eventuale disequilibrio che si viene a creare tra i due coniugi al momento della separazione.
In un certo senso, quindi, con questa nuova legge, nell’assegnazione dell’assegno e nel definire le condizioni di divorzio contano meno la vita passata e gli anni insieme, ma ci si focalizza maggiormente sulle condizioni presenti al momento della separazione.