IL SEGRETO DEI PIRATI (I Parte)

Giuseppe Sanguedolce (Tratto dal libro Isola d’alto Mare Lampedusa)

Sono nato nell’Isola di Lampedusa. Ho imparato a girare il mondo sfruttando il bene prezioso della mia giovane età. Giravo audacemente, in lungo e in largo, con il capo coperto da una bandana colorata, sentendomi un autentico pirata. E così ho scoperto posti ben oltre l’immaginazione.

La storia che mi accingo a narrarvi, idealmente inizia il giorno in cui entrato nel Santuario di Castellare Ligure, in provincia di Imperia, vidi un quadro della Madonna di Lampedusa. Quell’immagine sacra mi commosse particolarmente perché mi ricordava la mia Isola. Non sapevo, allora, che quel quadro sarebbe stato, in seguito, al centro della mia ricerca.

Nel 1993 andai in Australia e sbarcai sull’Isola di Cook per visitare la tomba di un famoso pirata. Sulla lapide campeggiava il nome “Cook McLerk Capitano di flotta inglese in Oceania”, ma poi un disegno molto particolare, inciso sul marmo, attirò la mia attenzione. Si trattava di un fazzoletto con in mezzo un nodo e tre punte. Una punta verso l’Occidente, una punta verso il Medio Oriente e una punta verso il territorio Australiano. Quale ne poteva essere il significato?

Tre mesi dopo tornai a Lampedusa. Era la mattina del 17 maggio e un singolare destino mi fece immergere nelle acque dell’isola. Giù, sul fondo marino, uno strano oggetto sembrava aspettarmi. Una pietra a tre punte. Era un comune frammento o si trattava di qualcosa di più importante? Qualcosa che aveva a che fare con i pirati? O magari si trattava della pietra filosofale? Forse i pirati, dediti al saccheggio, tramandavano anch’essi nei secoli il pensiero degli alchimisti? L’alchimia, frutto del Medioevo, partiva dal presupposto che fosse possibile, attraverso la combinazione di magia e simboli esoterici, tramutare in oro ogni metallo.

Tra i pirati, per loro natura avidi di ricchezza, e quello strano oggetto, un legame, per quanto lontano sembrava esistere….

Quello stesso 17 maggio del 1993, trascorso a Lampedusa, mi regalò nuove sorprese. Nel pomeriggio unendomi al gruppo dei pellegrini andai a visitare il Santuario della Madonna di Lampedusa. All’improvviso m’invase una specie di formicolio che, pian piano, si trasformò in una voce sempre più insistente. Entrato in Chiesa la Voce, ormai chiara, disse: “Pregami e copriti il capo! “

Presi  la bandana  e  mi  coprii  il  capo,  poi, inginocchiatomi, iniziai a pregare. Una preghiera che mi uscii dal cuore, come una nenia antica:
“Madonna di Lampedusa,i luce circonfusa per prodigio di bontà divina,sostienimi come prima. Amen… Madonna concedimi di sentire. Imploro il tuo figlio amatodi farmi sentire. Madonna di Lampedusa, di luce circonfusa,per prodigio di bontà divina sostienimi nelle avversità della vita. Amen” Rimasi inginocchiato ancora per qualche istante poi conclusi la mia preghiera con il Segno di Croce. Ormai in piedi stavo per uscire quando la Voce risuonò nuovamente dentro di me affidandomi uno strano messaggio. Ne riporto il testo misterioso.

“Non credere che tutti i pirati siano malvagi! Sono solo uomini e come tutti gli uomini hanno pregi e difetti, anzi alcuni difetti nascondono pregi… addirittura tesori! Continua la tua ricerca e troverai il segreto di tutti i pirati! Tu solo puoi farlo perché sei un pirata come loro…. “

Si fece sera e pensoso mi avviai verso casa. Lungo la strada incontrai Monsignor Policardi, il Parroco della Diocesi di Lampedusa. Gli raccontai della pietra a tre punte che avevo raccolto sul fondo del mare, della Voce che avevo udito e dello strano messaggio che mi era stato affidato.

“Figliolo – rispose il Parroco – non avere paura. La Voce che hai udito è presumibilmente quella del tuo inconscio, sì, e ‘è un mistero dietro le parole che hai udito…ma io possiedo un libro sui pirati e su Andrea Anfossi, l’eroe salvato dal quadro della Madonna, forse leggere ti aiuterà a capire…”.

Benché fosse già sera, il parroco mi portò in canonica e mi consegnò il libro, che lessi tutto di un fiato, saltando anche la cena. Fuori intanto si era scatenato uno di quei paurosi temporali a cui è soggetta Lampedusa. I lampi, i tuoni e il vento erano così forti da scuotere gli animi ma non scossero la mia mente da quella affascinante lettura.

La storia di Andrea Anfossi era indissolubilmente legata a quella dei pirati dai quali venne fatto prigioniero e tenuto al remo su una galera di Ucciali, il calabrese rinnegato, divenuto luogotenente del pirata Dragut.

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