Gli esagoni di Borges: racconti reali e fantastici di un affermato scrittore siciliano, Corrado Di Pietro

Il libro si apre suscitando una divertita tenerezza nei confronti del protagonista/scrittore che, con docile timidezza, si spinge persino a chiedere al grande Borges di custodire i suoi racconti nella famosa biblioteca di Babele. In realtà, lo scrittore siciliano sembra consapevole di meritare questo onore, ma ciò non deve farlo apparire sotto una veste di falsa modestia, semmai sembra avere un sincero e genuino compiacimento, proprio di chi è consapevole di aver scritto qualcosa “che sa di buono”. E, infatti, si ha l’impressione che tale atteggiamento appartenga anche a molti dei protagonisti dei racconti. A parlare è la gente umile dal cuore grande, per lo più paesani plasmati dalla loro terra, quella Sicilia dal sapore antico, pregna di odori e sapori, che s’interroga sui grandi temi della vita: il destino, la morte, la fede, la famiglia. Forse si rischia di cadere nella banalizzazione di alcuni luoghi comuni, ma ciò potrebbe accadere se si considerassero i personaggi, portatori di insegnamenti, come soltanto persone di cuore, quando invece sono di testa e di cuore. Si ha l’impressione che l’atmosfera di sogno, che avvolge i racconti, voglia proteggere la Sicilia da una realtà tralignata, omologata e senza speranza, per restituirla al lettore più limpida. Il libro si conclude con l’invito di Borges a salire in groppa a un asino volante: un pensiero ardito, un invito che può essere accettato solo da chi si lascia incantare da una Sicilia tanto fantastica quanto reale, da chi ha la forza di restare lucido in un tempo avvolto in un’aura di sogno e magia.

Ada Grondona

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