Sapori di Otranto: narrazione sensoriale

Otranto è terra di macronarrazioni che assumono forme e sfumature differenti, per poi confluire nuovamente nell’enorme patrimonio storico rappresentato dal Salento. Ogni elemento è parte integrante di un racconto più ampio ma sempre coerente con la globalità del tutto. Quella della gastronomia idruntina è una delle macronarrazioni coinvolte, ed esprime anche essa un passato senza il quale anche il presente assumerebbe contorni meno chiari e definiti. Un agriturismo a Otranto è testimonianza vivida della povertà e dell’arretratezza tecnica da cui il territorio ha saputo trarre linfa vitale e rinascere in altre vesti. La tradizione culinaria del posto poggia sulla necessità di strutturare una forma di alimentazione capace di sopperire all’impossibilità di disporre di carne, alimento, un tempo, per gente facoltosa. Alla tradizione agricola si accosta a Otranto quella marinaresca. Il porto otrantino è stato uno dei più fiorenti dell’Adriatico, dapprima come centro mercantile e poi per la fervente attività peschereccia. Ancora oggi, infatti, il territorio ha nelle specialità di terra e di mare i propri tratti distintivi, eletti a vere e proprie specificità locali, al pari dei monumenti, del fantastico borgo, delle spiagge da cartolina che impreziosiscono la zona.

Un agriturismo a Otranto, un ristorante di pesce, una degustazione tipica, assumono qui un ruolo fondamentale, perché raccontano la storia della povertà, del sistema dei latifondi che soggiogava l’intero Sud Italia, dell’enorme bacino simbolico sprigionato dal mare per secoli. Il mare nella sua duplice essenza, fonte di sostentamento e minaccia insieme, limite da difendere e porta aperta per gli aspiranti dominatori.

Ed oggi mare e masserie sono l’eccellenza turistica di Otranto, come se dovessero qualcosa alla popolazione, e fossero tenuti a restituire sottoforma di eccellenza paesaggistica ciò che per secoli gli è stato sottratto in termini di morti e privazioni. Ed anche le popolazioni di invasori che il mare ha lasciato entrare, hanno arricchito e reso peculiare il centro salentino, così che i dolori del passato possano essere ricompensati, a distanza di cento, mille anni.

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